il volume comprende sei lezioni di letteratura latina che vanno da nevio fino a virgilio e si svolgono come letture e commenti di brani. nelle lezioni sono analizzati i diversi aspetti dell`opera letteraria (linguistico, stilistico, critico-testuale, storico). antonio la penna e` stato docente di letteratura latina dal 1954 al 2000 presso le universita` di firenze e di pisa e di filologia latina presso la scuola normale di pisa dal 1964 al 1993.
ripercorrendo allegoricamente le principali tappe della vita del profeta, l`autore costruisce una sorta di manifesto-manuale per i milioni di musulmani che vivono in terre occidentali, esortandoli a rafforzare una propria presenza politica e culturale del tutto autonoma dalle contaminazioni della civilta` cristiana e a coinvolgersi piu` integralmente nelle comunita` islamiche in cui si trovano a vivere. un invito avversato da piu` parti politiche che mette al centro del dibattito l`esigenza di considerare un islam non antagonista ma nemmeno collaborativo, difficilmente riconducubile alla logica occidentale della mediazione.
matilde ha dodici anni. non sopporta i guanti spaiati e compie piccoli, bizzarri rituali per addomesticare la realta`, per darle un ordine. e un dicembre torinese, pieno di neve e di ombre. pochi giorni prima di natale, il padre di matilde, il magistrato giovanni corrias, e` chiamato a indagare sul caso di un bambino morto in circostanze misteriose. mentre avvia i primi accertamenti e formula le prime ipotesi sua moglie viene investita da un`auto, ed e` come se la sorte disegnasse una sua geometrica contemporaneita`. al colpo durissimo il magistrato risponde facendo leva sul senso del dovere e della professione, aggrappandosi alle indagini in corso. violaine, una giovane poliziotta laureata in psicologia, lo aiuta a ricostruire la sequenza dei fatti. matilde, intanto, osserva gli adulti e il loro dibattersi alle prese con la fragilita` dell`esistenza. con ostinata tenerezza si domanda in che maniera curare il dolore del padre e delle sorelle, nella convinzione che spetti a lei tentare di aggiustare quello che si e` improvvisamente rotto, e alla geometria oscura della morte se ne sovrappone un`altra, luminosa e impalpabile.
nel "flauto magico", nella "creazione", nel "fidelio", nella "quinta" e nella "nona sinfonia" si esprimono i valori illuministi per eccellenza: la liberta`, la fratellanza, l`uguaglianza. valori che vanno conquistati passo dopo passo, che devono essere raggiunti attraverso un percorso graduale; e il processo musicale rispecchia questo percorso di conoscenza e di consapevolezza. molte composizioni dei tre musicisti, e in particolare le cinque prese in esame in questo libro, sono articolate come una grande realizzazione musicale della metafora illuminista piu` nota, quella che ha dato il nome all`intera corrente di pensiero settecentesca: il passaggio dal buio alla luce, dall`oscurita` dell`ignoranza e dell`oppressione alla luce del sapere e della liberta`. giovanni bietti, stimato divulgatore musicale italiano, e` convinto che oggi sia particolarmente importante ascoltare, eseguire, spiegare una musica che ci invita a usare la nostra intelligenza. tanto piu` importante in quanto viviamo in un`epoca in cui molto spesso si cerca di addormentare il nostro intelletto.
oggi in europa viviamo in societa` sempre piu` disomogenee. le tensioni e i conflitti etnici, religiosi e culturali che attraversano centri e periferie impongono la ricerca di nuove forme di convivenza. secondo cinzia sciuto, la strada da percorrere per una societa` capace di tenere insieme disomogeneita` culturale e diritti delle persone e` quella di una visione etica e politica radicalmente laica. ma che cosa significa essere laici? la laicita` e` l`insieme delle condizioni che permettono alle diverse espressioni religiose, e piu` in generale alle diverse visioni del mondo, di coesistere in una societa` pluralistica. condizioni che garantiscono la liberta` di religione ma allo stesso tempo stabiliscono princi`pi ai quali non si puo` derogare in nome di nessun dio. la laicita` dunque non e` il polo di una simmetria, ma la condizione prepolitica della convivenza civile in una societa` disomogenea. un saggio che smaschera le pretese velleitarie del multiculturalismo: nel reclamare riconoscimento e rispetto delle identita` delle diverse componenti etniche, religiose e culturali di una societa`, il rischio e` perdere di vista che il soggetto titolare di diritti e` solo ed esclusivamente il singolo individuo e non i gruppi. sciuto capovolge l`ordine di priorita`: e` l`individuo a essere portatore di identita` e appartenenze, non e` l`appartenenza a definire l`individuo.
la storia della fuga di enea da troia in fiamme e della fondazione, dopo molte peripezie e battaglie, di roma, fu scritta da virgilio tra il 29 e il 19 a.c. e rimase incompiuta per la morte dell`autore all`eta` di cinquantuno anni. nei secoli, generazioni e generazioni di lettori si sono formate, commosse e divertite sulle pagine dell`"eneide". come scrisse il poeta thomas s. eliot, nella celebre conferenza "what is a classic?", tenuta a londra il 16 ottobre 1944, mentre la barbarie infuriava nel mondo: "in lui si riassumono tanti simboli della storia d`europa e rappresenta valori europei tanto essenziali [...]. nessuna lingua moderna puo` sperare di produrre un classico in questo senso. il nostro classico, il classico di tutta l`europa, e` virgilio".
nel porto spagnolo di algeciras, maurice e charlie, due irlandesi sulla cinquantina, tengono d`occhio le navi per tangeri. stanno cercando dilly, la figlia di uno dei due. maurice e charlie si conoscono fin dall`adolescenza: sono due ex trafficanti, hanno iniziato a spacciare da giovani, sono cresciuti, hanno fatto i soldi, hanno pestato i piedi ai rivali, si sono dovuti nascondere per non essere ammazzati, hanno attirato la sfortuna, sono andati in esilio innumerevoli volte, hanno bevuto come spugne, si sono strafatti di eroina, hanno amato e tradito la stessa donna, cynthia, per la quale si sono accoltellati. ormai tagliati fuori dai giri criminali, maurice e charlie, due presenze minacciose soltanto in apparenza, si rivelano per cio` che sono diventati: due ex criminali al verde, due balordi noti come macchiette all`interno del porto, che inseguono un fantasma che forse non e` mai esistito se non nella loro immaginazione.
palermo, estate 1942. dal letto di morte il barone enrico sorci si vede passare davanti agli occhi la storia recente della sua famiglia. la devozione della moglie e i torti che le ha inflitto, le figlie e i figli, ma soprattutto laura, la nuora prediletta, con il figlio carlino, per il cui futuro si inquieta. poco prima di morire il barone ordina che la notizia del suo trapasso non venga annunciata immediatamente e infatti, ignari, i parenti si radunano per un pranzo che si tiene fra silenzi, ammicchi, tensioni, antichi veleni, segrete ambizioni. e` come se il piano nobile di palazzo sorci fosse il centro del mondo, del mondo che tramonta - fra i bombardamenti alleati e la fine del fascismo - e del mondo che sta arrivando, segnato da speranze ma anche da una diversa e piu` aggressiva criminalita`. uno dopo l`altro, i protagonisti prendono la parola per portare testimonianze che si avviluppano in una spirale di fatti e di passioni, vendette e tradimenti, componendo un quadro privato e collettivo degli eventi che segnano palermo fino all`aprile del 1955. offesa dalla guerra e dall`occupazione, la citta` si apre a nuove alleanze con la politica e la malavita; nelle pieghe della famiglia sorci si consumano amori, fughe, ribellioni, rovine. in piano nobile, agnello hornby sgomitola la storia di tutto il paese facendo mostra di quella capacita` di allacciare visione d`insieme e potenza del dettaglio che i lettori hanno imparato a riconoscere nei suoi romanzi.
"il mio miraggio e il libro che mette le mani addosso, il libro che sbatte per aria, il libro che ?fa? qualche cosa alle persone che lo leggono." queste parole di giangiacomo feltrinelli non possono non risuonare nella mente quando si affronta un testo come "la banalita del male", che feltrinelli pubblica nel 1964, un anno dopo rispetto all?edizione originale. e un libro sconvolgente, che merita appieno l?aggettivo "necessario". perche a quindici anni dalla fine della seconda guerra mondiale arendt ci fa assistere insieme a lei al processo contro adolf eichmann, uno dei principali responsabili dell?organizzazione della "soluzione finale". nel resoconto e nella riflessione che ne conseguono l?autrice mostra che, contrariamente a quello che potremmo aspettarci, eichmann non e un demone con la schiuma alla bocca e l?inconfondibile marchio del male stampato addosso. e un uomo normale. il naso aquilino, l?occhiale di tartaruga, la corporatura minuta, la stempiatura abbondante. quando la sua linea di difesa viene impostata su un superficiale "stavo solo eseguendo gli ordini", si delinea la cupa presa di coscienza di questo volume: solo raramente il male e "grande" molto piu spesso ci somiglia, ha l?abito grigio della compiacenza, ha la sagoma della persona che ci precede nella fila al supermercato. e questo e terrificante. arendt rifiuta un facile manicheismo e si chiede cosa voglia dire essere umani in un mondo in cui il male puo essere tanto banale.
