
partendo dai classici del pensiero liberale, il libro esplora lo spirito democratico nelle sue contraddizioni: la tensione fra stato di diritto e stato repressivo o la divisione proprietario-non proprietario. si delinea cosi` una storia del bisogno di sicurezza, dalle protezioni preindustriali garantite da famiglia, comunita` e corporazioni, fino allo stato moderno, fondato sul riconoscimento dell`individuo e delle sue proprieta`. in questa dimensione chi non gode della proprieta` privata e` tutelato da protezioni e diritti costruiti a partire dal lavoro e da un nuovo tipo di proprieta`, quella sociale. questo modello vive oggi una crisi profonda: lo stato sociale e` descritto come un peso, il lavoro e` sempre meno difeso, l`insicurezza sociale aumenta.








un campionario di situazioni e personaggi strambi, un`umanita` variegata alla ricerca di una vita migliore. ognuno cerca la felicita`, ognuno lo fa con i propri mezzi, non sempre corretti. thomas gunzig, una delle firme piu` interessanti del panorama belga attuale, in questa potente raccolta di racconti, descrive con humour nero e grandi capacita` evocative l`irreversibile processo di trasformazione del modo di vivere e pensare dell`uomo di fronte a una societa` impazzita e deformante. la realta` supera la fantasia? la risposta sembra essere: si`.







in un futuro non troppo remoto e che somiglia in modo preoccupante al nostro presente, la merce, l`intrattenimento e la pubblicita` hanno ormai occupato anche gli interstizi della vita quotidiana. il canada e gli stati uniti sono una sola supernazione chiamata onan, il quebec insegue l`indipendenza attraverso il terrorismo, ci si droga per non morire, di noia e disperazione. e un film perduto e misterioso, "infinite jest", dello scomparso regista james incandenza, potrebbe diventare un`arma di distruzione di massa...







. quante volte parliamo dei medici come di eroi, martiri, vittime... in verita`, fuor di retorica, uomini e donne esposti al male. appassionati e fragili, fallibili, mortali. paolo milone ha lavorato per quarant`anni in psichiatria d`urgenza, e ci racconta esattamente questo. nudo e pungente, senza farsi sconti. con una musica tutta sua ci catapulta dentro il reparto 77, dove il mistero della malattia mentale convive con la quotidianita` umanissima di chi, a fine turno, deve togliersi il camice e ricordarsi di comprare il latte. tra queste pagine cosi` irregolari, a volte persino ridendo, scopriamo lo sgomento e l`impotenza, la curiosita`, la passione, l`esasperazione, l`inesausta catena di domande che colleziona chiunque abbia scelto di . . ci sono libri che si scrivono per una vita intera. ogni giorno, ogni sera, quando quello che viviamo straripa. sono spesso libri molto speciali, in cui la scrittura diventa la forma del mondo. e questo il caso dell`, che corre con un ritmo tutto suo, lirico e mobile, a scardinare tante nostre certezze. con il dono rarissimo del ritratto fulminante, paolo milone mette in scena il corpo a corpo della psichiatria d`urgenza, affrontando i nodi piu` difficili senza mai perdere il dubbio e la meraviglia. cosi` ci ritroviamo a seguirlo tra i corridoi dell`ospedale, studiando le urla e i silenzi, e poi dentro le case, dentro le vite degli altri, nell`avventura dei tso tra i vicoli di genova. non c`e` nulla di teorico o di astratto, in queste pagine. c`e` la vita del reparto, la sete di umanita`, l`intimita` di afferrarsi e di sfuggirsi, la furia dei malati, la

altre esistenze, note a margine, mezze verita`, testimonianze, particolari in controsenso: queste, e altre ancora, le immagini con cui marco balzano prova a classificare le poesie che lo accompagnano da molti anni (non tutti i suoi lettori sapranno che ha esordito appunto come poeta nel 2007) e che trovano ora, con quelle piu` recenti e inedite, una definitiva sistemazione nelle nature umane che le raccolgono. poesia che prova a scalfire la crosta dell`apparenza, come ha osservato giampiero neri; tensione gnomica che attraversa le parole, secondo il giudizio di giancarlo pontiggia; testi che indagano e custodiscono qualche scintilla di senso, di dubbio, di verita`, e che si offrono al lettore come , capaci di illuminare antichi e nuovi inverni. la scrittura poetica nasce qui dal dettaglio concreto, materico: l`oggetto improvvisamente colto dallo sguardo e` interrogato dalla mente e dalla coscienza, e manifestato nel , quello delle parole, trasformandosi in un breve dispositivo ritmico che ne potenzia e moltiplica i significati, spiazza le aspettative, turba. la parola poetica, annotava balzano in le parole sono importanti (2019), : si offre al lettore e lo impegna a non essere soltanto . gli chiede di camminare , ricordando (con profumo dantesco) che (fabio pusterla).

, esordisce una lucy barton oggi sessantaquattrenne aprendo questo capitolo della sua storia, e nell`immediatezza del suo proposito s`intuisce il lavorio di riflessioni a lungo maturate. sono passati decenni da quando lucy, convalescente in un letto di ospedale, aspettava la visita delle sue bambine per mano al loro papa`; decenni da che, con pochi vestiti in un sacco dell`immondizia, lasciava quel marito tante volte infedele e si trasferiva in una nuova identita`. oggi lucy e` un`autrice di successo, benche` ancora si senta invisibile, con le figlie ormai adulte ha un rapporto vitale e premuroso, e da un anno piange la scomparsa del suo adorato secondo marito, david, un violoncellista della new york philharmonic orchestra, nato povero come lei. william di anni ne ha settantuno, e` sposato con la sua terza moglie, estelle, di ventidue anni piu` giovane, e la sua carriera di scienziato sembra agli sgoccioli. tanta vita si e` accumulata su quella che lui e lucy avevano condiviso. perche` dunque william? perche` tornare a quell`uomo alto e soffuso d`autorita`, con una faccia e un cognome tedesco ereditato dal padre prigioniero di guerra nel maine? corrente carsica che scorre silente per emergere in imprevedibili fiotti di senso e sentimento, questo matrimonio e` ricostruito per ricordi apparentemente casuali - una vacanza di imbarazzi alle cayman, una festa tra amici non riuscita, un viaggio di risate in macchina, un amaro caffe` mattutino - ma capaci di illuminare i sentieri sicuri e i passi falsi di una vita coniugale, dove le piccole miserie e gli asti biliosi convivono con i segni di un`imperitura, ineludibile intimita`. cosi` e` william il primo che lucy chiama quando viene a sapere della malattia di david; ed e` a lucy che william chiede di accompagnarlo in un viaggio nel maine alla spaventosa scoperta delle proprie origini e di verita` mai conosciute. , t

davanti alla fine, siamo tutti principianti: e siccome l`arte del distacco non la possiamo imparare, tanto vale affezionarsi a questa signora acquattata nell`armadio, cercando le parole per farcela un po` amica. ognuno procede a modo suo, ci mancherebbe, ma qui c`e` un piccolo prontuario portatile: una cassetta degli attrezzi fatta di poesia, paura, favole, silenzio, coraggio, lacrime, sorrisi: . paolo milone accende il buio con le sue folgorazioni, e ha l`avventatezza di farlo persino con leggerezza. perche` non possiamo sapere quale, ma di queste strade, una sara` la nostra. . la morte e` l`unica certezza che abbiamo nella vita, ma noi allontaniamo il pensiero ogni giorno, con pervicace distrazione. eppure basterebbe fermarsi un istante... ecco perche` e` fatto di istanti, questo libro inaspettato. di quegli attimi preziosi in cui esitiamo in cerca di una strada, e all`improvviso ci accorgiamo che la vita e la morte fanno gli stessi scherzi, perche` semplicemente sono un`unica cosa. in fondo cosa c`e`, dopo la morte? c`e` un paese dove non siamo mai andati: . di cio` di cui non si puo` parlare, non bisogna tacere. e stato paolo milone a dimostrarcelo, conquistando il cuore di tanti lettori con "l`arte di legare le persone". e ora, con la stessa sensibilita` e col medesimo ardire, affronta un`arte persino piu` difficile. incredibilmente finisce per confortarci anche questa volta, rendendo vivo e vicino cio` che tanto ci affanniamo a tenere lontano. il distacco in fondo e` una mano tesa, un gioco che non conosciamo ancora, uno spasimante per cui ci facciamo belli tutta la vita.

. al volgere del millennio i grandi vuoti di berlino, le cicatrici lasciate dal ventesimo secolo sul tessuto della citta`, si riempiono: dei sogni di una generazione che da tutta europa ne fa il luogo di una promessa; del desiderio di chi vi cerca la trasgressione e l`estasi dei rave e dei sex party; delle nostalgie degli expat di tutto il mondo, fra cui moltissimi italiani, che a berlino hanno cercato una nuova vita, fortuna o oblio. scrivendo di berlino, vincenzo latronico scrive il romanzo di formazione di una generazione. (veronica raimo). . vincenzo latronico si trasferisce a berlino poco piu` che ventenne per una ragione che non e` chiara nemmeno a lui. quel che e` certo e` che, almeno all`inizio, e` troppo forte il richiamo della citta`: piena di vuoti in cui far crescere la propria vocazione e di ombre in cui nascondersi, berlino e` la citta` in cui essere giovani nei primi vent`anni del ventunesimo secolo. raccontandone le complessita` - la memoria storica ancora ustionante, il mercato immobiliare sempre piu` votato alla speculazione, la vita notturna tra emancipazione e consumismo, la gentrificazione denunciata dagli stessi che se ne fanno agenti - latronico scrive un vero e proprio romanzo di formazione, personale e generazionale allo stesso tempo. una storia europea di emozionante lucidi

un matrimonio ricostruito per ricordi apparentemente casuali, ma capaci di illuminare i sentieri sicuri e i passi falsi di una vita coniugale, dove le piccole miserie e gli asti biliosi convivono con i segni di un`imperitura intimita`. fra se` e le proprie origini lucy barton ha messo due matrimoni, molti libri di successo, una vita intera: oggi e` un`autrice famosa, ha splendide figlie ormai adulte e da un anno e` vedova di un uomo amatissimo. ma e` del suo primo marito, william, che ora vuole parlare. william, l`irraggiungibile, infedele padre delle sue bambine adesso sposato con estelle, la sua terza moglie: e` a lui che lucy ha bisogno di tornare. in un dialogo intimo con ciascuno di noi e con tutti i passati che non passano mai davvero, fino a quando la parola deve lasciare il posto a un`unica esclamazione sopraffatta: oh william!