
copenaghen e forse la citta che piu si avvicina a una visione utopica del futuro. in quale altro luogo e possibile immaginare passeggini incustoditi in ordinate file fuori dai caffe con dentro bambini che dormono tranquilli? nelle acque un tempo nocive del porto gli abitanti fanno il bagno mentre lungo le piste ciclabili sopraelevate sfrecciano le biciclette. dall?alto della copenhill, l?inceneritore che e anche una pista da sci, si vedono pale eoliche a perdita d?occhio. ricchi turisti affollano sofisticati ristoranti che servono prodotti locali e stagionali. la citta, collegata alla svezia in una regione economica transnazionale completamente integrata, e un modello di innovazione urbana, dove la qualita della vita e l?attenzione all?ambiente sembrano essere priorita indiscusse. the passenger va a esplorare questo futuro possibile, con storie che cercano di far toccare con mano l?astratto concetto di vivibilita, guardando la citta con gli occhi di chi ci vive: chi sta cercando casa, chi sta per diventare genitore, chi preferisce starne lontano e chi la conosceva quando non era ancora la versione migliore di se stessa. sono i bambini a farla da padroni, in una citta-parco giochi che sembra aver deciso che lo storico luna park di tivoli non era piu sufficiente: il segreto danese della felicita potrebbe essere l?idea di fare tutto il possibile perche l?infanzia sia felice. come si puo immaginare, tuttavia, non e tutto rose, fiori e vini naturali. l?ambizioso obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2025 e stato posticipato e anche a copenaghen l?ambiente a volte viene sacrificato per rispondere a problemi piu immediati come la carenza di nuove case: il piu grosso progetto urbanistico della storia danese, un quartiere in costruzione su un?isola artificiale, e osteggiato dagli ambientalisti, mentre un immenso parco cittadino rischia di essere privatizzato. d?altronde, bisogna far quadrare i conti del tanto invidiato welfare e questo porta a fare dei compromessi: p

guardando una cartina, un`isola ci da` l`illusione di essere un piccolo mondo a se`. con i suoi confini ben delineati sembra contenere una societa` impermeabile al passare del tempo e delle stagioni, piu` immediata da decifrare perche` al riparo dalla mutevole complessita` del mondo. ma si tratta di una mistificazione, a maggior ragione se - come la sicilia - vive al riparo di uno degli immaginari piu` prepotenti e inscalfibili che un luogo tanto piccolo sia mai riuscito a creare. dietro l`isola "costruita e ricostruita dai libri, dai film, dai quadri, dalla fotografia in bianco e nero" oggi ce n`e` una nuova, nascosta, ma non per questo meno reale. quella urbana e metropolitana, quella degli sbarchi, quella del vino e della frutta tropicale. una sicilia a volte invisibile come i veleni che il secondo polo petrolchimico d`europa scarica nel mare e nell`aria. come i migranti in arrivo a lampedusa, tenuti a distanza dalle traiettorie dei turisti e dei locali. come i flussi di popolazione in uscita che le danno il triste primato tra le regioni italiane per emigrazione. un luogo dove gli estremi convivono, come i quartieri del centro a palermo, dove vibra la capitale della cultura e vegeta la citta` invisibile del crack. la sicilia dove i cambiamenti climatici trasformano il paesaggio agricolo sempre piu` a rischio di allagamenti e desertificazione, e qualcuno ne approfitta per sostituire la vite con il caffe` e l`avocado. lungi dal provare a spiegarla, le pagine che seguono raccolgono cartoline da questa nuova sicilia. sono immagini sfuocate, perche` il soggetto e` in grande movimento. perche` anche la sicilia si muove e, si`, cambia.

se altrove la modernita` e l`urbanizzazione hanno cambiato radicalmente il volto delle citta` lasciando giusto qualche scorcio dei centri storici vagamente intatto, venezia ha sempre rassicurato il visitatore: puoi venire oggi, domani o tra dieci anni, il museo a cielo aperto sara` sempre qui. questa visione cristallizzata e in parte coltivata dagli stessi veneziani, i limiti fisici all`espansione in orizzontale cosi` come in verticale hanno contribuito a dare questa sensazione di immobilita` e astoricita`: ingannevole e per definizione impossibile in un ambiente anfibio e mutevole come quello lagunare. le pagine di questo volume dimostrano il contrario, infatti: venezia non e` solo attraversata da grandi cambiamenti, ma potrebbe addirittura essere presa a paradigma delle crisi contemporanee, come termometro di quello che accadra` nel mondo, a simbolo dell`antropocene. la citta` sembra scivolare su un piano inclinato dove calano gli abitanti e cresce il livello dell`acqua. sono state erette mura difensive, dall`acqua alta con le barriere del mose, e dalla marea di turisti che invadono l`isola con un ticket d`ingresso in via sperimentale dal 2024, che in futuro potrebbero diventare una misura permanente. il precario equilibrio su cui si regge la vita a venezia e` da sempre minacciato dagli elementi naturali, ma relativamente nuova e` la percezione che lo spopolamento e la riduzione alla monocultura turistica siano una minaccia altrettanto esistenziale. la citta` ha riserve d`ossigeno nei suoi studenti, nella sua storia di resilienza cosi` come in un attivismo associativo che ha pochi eguali in italia: ha portato alla tardiva ma necessaria espulsione delle grandi navi dal bacino di san marco e preme perche` si adottino soluzioni contro la crisi abitativa, la privatizzazione delle isole della laguna e il moto ondoso. la societa` civile chiede di re-immaginare la citta`, ascoltando la voce dei residenti e rispettando l`ambiente, per non ripetere gli errori del passato,

stando al racconto contemporaneo su roma - propugnato tanto dai media quanto dai residenti - la citta` e` prossima al collasso. ogni anno la si ritrova qualche gradino piu` in basso nelle classifiche di vivibilita`. ai problemi di tutte le grandi capitali - turismo mordi e fuggi, traffico, scarto tra centro radical-airbnb e periferie degradate - negli ultimi anni roma sembra voler aggiungere una lista di nefandezze tutta sua: una serie di amministrazioni fallimentari, corruzione capillare, rigurgiti fascisti non piu` minoritari, criminalita` diffusa, mafia. una situazione apparentemente irredimibile che ha trovato il simbolo perfetto nel record mondiale di auto`bus pubblici che prendono fuoco da soli. ma questa narrazione dello sfacelo sembra contraddetta da altrettanti segnali in direzione opposta. la prima cosa che stupisce e` l`assenza dell`emigrazione di massa che normalmente ci si aspetterebbe: la larghissima maggioranza dei romani non si sogna nemmeno per un istante di