






racconta andre` gide che un giorno del maggio 1942, a marsiglia, mentre stava per imbarcarsi per la tunisia, ebbe un incontro con jean-louis barrault, che gli propose di ridurre per le scene "il processo" di kafka. sul momento, gide gli oppose una serie di obiezioni perche` le difficolta` dell`impresa erano per lui insormontabili. ma la proposta del grande attore-regista continuo` a far presa su di lui se e` vero che, tornato in patria nel 1945 decise di affrontare l`impresa con entusiasmo. nasceva cosi` uno spettacolo straordinario, che messo in scena il 10 ottobre 1947, non ha dominato soltanto quella stagione teatrale ma si e` imposto come modello di reinterpretazione teatrale di un testo letterario della complessita` e sottigliezza del capolavoro kafkiano.











"lettere a bernini" si svolge interamente in un afoso giorno d?estate dell?anno 1667. in scena, nel suo studio di scultore, pittore e architetto, il vecchio gian lorenzo bernini, la massima autorita artistica della roma barocca. bernini e infuriato con francesca bresciani, intagliatrice di lapislazzuli che ha lavorato per lui nella fabbrica di san pietro e che ora lo accusa, di fronte ai cardinali, di non pagarle il giusto prezzo per il suo lavoro. nell?infuriarsi con la donna, bernini evoca l?ombra dell?odiato rivale, francesco borromini, il geniale architetto ticinese. ma con l?inaspettata notizia del suicidio di borromini, la furia cedera il passo alla pietas e al riconoscimento del valore dell?opera del collega. del resto, chi puo comprendere fino in fondo la grandezza di un artista? il suo rivale. il suo avversario. il suo simile. attraverso una drammaturgia in cui la voce monologante dell?attore e quella di bernini si rincorrono e sovrappongono senza soluzione di continuita, come scolpendo nel vuoto presenze, figure e ricordi, l?opera di martinelli ritrae il grande artista, ma anche l?uomo irascibile e violento, scaltro e cinico nel servire il potere, e ci mostra un seicento che parla di noi, sospeso tra il secolo della scienza nuova e l?attuale imbarbarimento, sempre piu incombente.

scriveva primo levi che niente e` piu` necessario della conoscenza per evitare il ripetersi della tragedia, soprattutto se essa prende forma lentamente nella progressiva seduzione delle masse. a un secolo di distanza da quando adolf hitler dettava il suo manifesto politico in una cella di landsberg am lech, quelle pagine sono diventate uno dei simboli del male assoluto, e come tali sottoposte all`anatema laico che ne ha fatto un libro proibito. ma questo cono d`ombra, figlio di una freudiana rimozione, ha contribuito ad accrescerne la mitologia fino a quando, nel 2016, la germania ha deciso di consentirne nuovamente la distribuzione in libreria proprio per smontarne la leggenda e percepirne gli echi nel presente, con la consapevolezza che niente puo` distruggere l`orrore piu` del senso critico, e dunque la riconversione del mostro nei perimetri della realta`. si`, perche` "mein kampf" e` in fondo solo l`autobiografia di un trentacinquenne delirante alla ricerca di capri espiatori e di sfoghi esistenziali, con l`aggravante pero` di una spiccata propensione all`empatia, agli albori di un novecento che nel carisma avrebbe eletto la propria apoteosi. da questa formula, ripetibile e tuttora emulata a ogni latitudine, discende l`urgenza di confrontarci ora piu` che mai con un testo mai morto, capace di riproporsi sotto marchi e colori diversi soprattutto in un`epoca in cui la propaganda si e` ramificata online, e ci raggiunge ormai capillarmente. dopo molti anni di ricerca e di scrittura, notomizzando parola per parola del testo originario, con l`innesto di centinaia di discorsi e dichiarazioni dello stesso hitler, stefano massini ci consegna la sua biopsia del testo maledetto, un feroce distillato in cui la religione nazista di rabbia e paura, il culto dell`io e l`esaltazione della massa ci appaiono in tutta la loro forza di potentissimo deja`-vu.

al centro della scena una donna di mezza eta` cerca di dipingere il ritratto di una ragazza seduta su un divano, lei stessa in anni passati. a poco a poco le si affiancano la stessa ragazza e altre figure della sua famiglia: la madre con la quale ha sempre avuto un pessimo rapporto, la sorella sessualmente disinibita che tanto ha invidiato, il padre marinaio che tanto ha amato, lo zio che ne ha preso il posto accanto alla madre in una situazione amletica. al centro c`e` una scena primaria:

un giovane tedesco di origine israeliana e una giovane americana di origini palestinesi si incontrano in una biblioteca di new york e si innamorano. eitan e` un genetista e ha imparato a interpretare il mondo con gli occhi della scienza, wahida sta facendo una tesi su al-?asan ibn mu?ammad al-wazzan, un colto diplomatico marocchino del xvi secolo rapito da pirati cristiani e portato in dono a papa leone x che, dopo averlo debitamente battezzato, lo accogliera` alla sua corte con il nome di leone l`africano. ma la differenza tra i due giovani non e` tanto quella delle

la pie`ce, gia` andata in scena con successo per la regia di valerio binasco, si apre con il ritrovamento del corpo di una giovane donna nella piscina di un condominio lussuoso. tornando dal viaggio di nozze, due sposi commentano il dramma tra compassione e indifferenza. nelle scene successive si snoda un lungo flashback attraverso il quale a poco a poco emergono frammenti della storia della ragazza, presumibilmente indiana: piu` sconcertanti di quanto si potesse supporre. melania mazzucco ha costruito un meccanismo teatrale perfetto che, tra atmosfere sinistre, interni claustrofobici e dialoghi serrati quanto ambigui, mette in scena in maniera spietata la violenza e il cinismo nel rapporto con gli stranieri.

anche se e` stata realizzata come sceneggiato televisivo solo nel 1975, "fragola e panna" e` stata scritta nel 1966, dunque un anno dopo la prima e piu` famosa commedia di natalia ginzburg, "ti ho sposato per allegria". entrambe le commedie hanno al centro una ragazza

come gia` "lehman trilogy", anche "manhattan project" e` una ballata fluviale che racconta una storia americana con radici in europa e conseguenze globali. strutturata in quattro parti fitte di echi biblici (libro dei patriarchi, libro dei re, libro dei profeti e libro dei sacerdoti), anche "manhattan project" ci porta fra gli ebrei espatriati oltreoceano, con i loro riti e costumi che affondano nella cultura yiddish, con le loro idee, le ossessioni, i tic linguistici, lo humour. il testo inizia in un seminterrato in cui il cosiddetto

la nuova traduzione di paolo bertinetti si basa sulla versione del testo che tennessee williams scrisse per la messa in scena del 1974 e si discosta significativamente da quella originaria scritta per il primo allestimento del 1955. il testo del 1955 aveva subito una revisione importante da parte del regista elia kazan. quando sull`onda dell`enorme successo teatrale venne pubblicato, williams volle presentare due versioni del terzo atto: una, chiamata broadway version, era quella andata in scena; l`altra, chiamata cat number one, cioe`

"ritratto dell`artista da morto" e` stato messo in scena dall`autore alla staatsoper unter den linden di berlino, in coproduzione con la musiktheater biennale 2018 di monaco di baviera. un giovane attore riceve la convocazione di un tribunale argentino: l`appartamento di cui sarebbe erede, acquistato da uno sconosciuto parente nel 1978, risulta espropriato a un musicista desaparecido durante la dittatura militare. la lettera e` il punto di partenza per un viaggio prima a buenos aires e poi a cordoba, lungo il quale il protagonista intraprende una ricerca a ritroso nel tempo, tentando di fare luce su un passato che si rivela, al contrario, sempre piu` oscuro, tra un groviglio di varianti onomastiche che non gli consentono mai di capire se i personaggi che insegue, a partire dal proprio parente, siano reali o costruzioni fittizie. seguendo il filo di una serie di misteri, arriva a scoprire che il musicista, al momento della sparizione, stava lavorando sulle partiture incomplete di un compositore ebreo, di cui si erano perse le tracce nel 1941 a berlino. ci addentriamo cosi` in un labirinto di episodi biografici che si intersecano inesorabilmente con i grandi eventi storici del novecento; fatti che hanno aperto, nei paesi vittime delle barbarie fasciste, ferite non ancora rimarginate.

ubulibri fece uscire, tra il 1982 e il 1999, cinque volumi del teatro di bernhard annunciandone un sesto conclusivo, che in realta` non fu mai pubblicato. dopo aver ripreso i cinque volumi ubulibri, ora einaudi completa la serie realizzando finalmente questo fantomatico sesto volume. contiene i tre testi lunghi non compresi nei volumi precedenti, piu` tutti i testi brevi denominati da bernhard

la messa in scena di un ideale paese del galles: una sessantina di personaggi, tutti parecchio strambi, con i loro sogni e i loro pensieri nell`arco di una giornata. c`e` capitan gatto, un vecchio uomo di mare ormai cieco che parla con i fantasmi di tutti i suoi compagni morti in mare. anche mrs ogmore-pritchard, maniaca della pulizia, riceve ogni notte in sogno la visita dei due mariti morti e li costringe a sottoporsi ai medesimi riti di igiene domestica e personale coi quali aveva rovinato loro la vita. e poi c`e` il postino willy nilly che e` abituato ad aprire la corrispondenza dei compaesani e consegna le lettere anticipandone a voce il contenuto. e polly garter che rievoca continuamente l`unico amore della sua vita, il dolce e tenero willy wee, ma si concede a tutti gli uomini del paese ricavandone figli in abbondanza, che cresce tutti amorevolmente. e ancora il piu stravagante di tutti, lord cut-glass: vive in una piccola casa decrepita arredata con sessantasei orologi che segnano ognuno un`ora diversa. spassosissimi i coniugi pugh, lei che tiranneggia sadicamente il marito, lui che coltiva in segreto elaboratissimi progetti di uxoricidio. in questo testo, scritto originariamente come radiodramma da dylan thomas nei suoi ultimi mesi di vita, pubblicato postumo e messo in scena molte volte sia a teatro che al cinema, l`autore mescola prose poetiche, battute comiche, giochi di parole, versi di ascendenza classica, filastrocche: un mix stilistico che ben rende la varia ed eccentrica umanita` rappresentata. a dominare e` un forte senso di pieta` per gli umani, per la loro innocenza perduta, per il destino mortale che li lega insieme.

nel 1970 andarono in onda quattro atti unici che la rai aveva commissionato a franca valeri: la cosiddetta fidanzata, la cocca rapita, l`intervista e la ferrarina - taverna. nonostante sia forse uno dei testi piu belli dell`attrice-autrice, quest`ultimo era rimasto fino a oggi inedito. e una commedia nera molto divertente nella quale un uomo e una donna, in palese crisi di coppia, vengono inondati di parole dalla proprietaria di una trattoria (interpretata in tv dalla stessa valeri). in un crescendo di tensione e comicita`, l`ostessa, erede di un intera tradizione di

L'ultima opera teatrale di Massini, l'autore della celebre Lehman Trilogy. Tutte le sue opere sembrano essere attraversate dalla medesima vena etico-politica, come in questa piece che mette in scena il processo a Herbert Nolan, proprietario di un piccolo giornale di provincia accusato di aver strumentalizzato una innocua notizia di cronaca.

il teatro di agota kristof si snoda sul filo di una comicita` che a un certo punto deraglia nell`amarezza o nell`angoscia. in questo puo` ricordare beckett (e senz`altro "john e joe" non e` esente da influenze beckettiane), ma il cuore dei testi della scrittrice e` decisamente piu politico che metafisico. i suoi personaggi, clownesco-laconici o istrionico-verbosi secondo le due diverse pie`ce, sono figure che le permettono di parlare dei temi che le stavano piu a cuore, legati ai due sistemi politico-sociali antitetici in cui aveva vissuto e che, in entrambi i casi, suscitavano in lei profonde riserve. "john e joe" e` una riflessione sulla divisione del mondo fra chi ha e chi vorrebbe avere. i protagonisti sono due poveracci che vediamo sempre seduti al tavolino di un caffe`, col perenne problema di come pagarsi le bevute finche`, nella loro storia, entra un biglietto della lotteria... un ratto che passa affronta invece il gioco di autoinganni e di mascheramenti dell`io all`interno di una societa` totalitaria. roll e` un intellettuale puro e scrive poesie. le due scene che si alternano lo mostrano nel salotto della sua casa borghese, alle prese con la moglie e certi ospiti non troppo graditi, e in una cella assieme al carceriere e ad altri personaggi, fra cui il losco

simona e` morta ma non ha nessuna intenzione di svanire e di essere dimenticata da suo marito e da sua figlia. con determinazione e ironia, il suo fantasma si aggira in scena attivando pensieri ed emozioni. "la vita ferma" e` un testo sul lutto, sul dolore e sullo svanire del dolore, sul senso di mancanza che permane oltre l`attenuarsi del ricordo. daria, invece, e` una donna non piu` giovane che lotta contro la depressione, tra l`incudine e il martello di una figlia (che talvolta in scena si trasforma nella sua psicanalista) e di una madre. un testo che gioca sul filo schizofrenico di una quotidianita` tutta frigorifero e lavatrice e dialoghi coltissimi a partire da citazioni di onetti o wittgenstein.

antonio piccolo ci ripropone il mito di antigone da un punto di vista che non era mai stato considerato: quello di emone, figlio di creonte e promesso sposo dell`eroina sofoclea. con alcune varianti che riguardano, tra l`altro, i rapporti tra ismene, la sorella di antigone, e lo stesso emone. questa originale rappresentazione del mito e` un testo che attraversa tutti i generi teatrali, dalla commedia alla farsa, alla tragedia, sul ritmo di un fantasioso e affascinante dialetto napoletano che mescola alto e basso, registri letterari e popolari, lirismo e comicita`. il mito rivive cosi` nella sua sostanza piu` autentica, specchio antico e rinnovato per parlare allo spettatore di oggi d`amore, di politica, di rapporti tra padri e figli. un testo che sfida i parametri consueti del teatro contemporaneo riuscendo a sorprendere, divertire e commuovere.

si conclude con questo secondo volume la serie dei moderni peccati capitali ideata e scritta da uno dei drammaturghi oggi piu` famosi nel mondo. la sua pubblicazione in argentina, iniziata nel 2000, e` stata completata nel 2009. rispetto all`originaria edizione ubulibri del 2010, la cocciutaggine e` stata profondamente riscritta in occasione di una messainscena al teatro nacional cervantes di buenos airesi (marzo 2017), e dunque ritradotta da manuela cherubini. i personaggi, originariamente cinque, sono diventati tredici. cambiamenti e aggiunte d`autore, in misura assai piu` limitata, si trovano anche negli altri due testi. il panico e` stato messo in scena per la prima volta da luca ronconi nel 2013 al piccolo teatro di milano. questo secondo volume dell`eptalogia di hieronymus bosch riunisce tre testi: il panico, la paranoia, la cocciutaggine.

un prospero assicuratore, dopo un pauroso incidente, si risveglia all`ospedale con due mogli al suo capezzale, ciascuna ignara dell`esistenza dell`altra. superato un primo, comico smarrimento, l`uomo deve dare delle spiegazioni alle due donne e forse, via via che il testo procede, anche a se stesso. apparentemente sembra che miller abbandoni le tematiche politico-sociali e la critica della societa` americana che lo hanno reso famoso per dedicarsi a una

"in queste tre pie`ce bernhard concentra la sua attenzione su quella figura di interprete-esecutore-attore che e` al centro di tutta l`impalcatura della sua opera e di cui egli ora, riducendo al massimo i termini della rappresentazione, rimette in gioco il senso. (...) contraddizione e spettacolo come termini interscambiabili. soprattutto l`apparenza inganna e semplicemente complicato mimano le contraddizioni di cui e` fatta non solo l`esistenza dell`attore, ma quella di chiunque tenti di arrivare a una propria rappresentazione del mondo." (dal saggio introduttivo di eugenio bernardi)

il quarto centenario della morte di shakespeare e` l`occasione per nuove messe in scena, per racconti e romanzi ispirati alle sue opere (nesb? e altri), per nuove trasposizioni cinematografiche (proprio macbeth con michael fassbender). e anche per nuove traduzioni. d`altra parte, se tutti i grandi classici necessitano periodicamente di nuove traduzioni, tanto piu` e` vero per i`autore piu` studiato al mondo. nel corso degli anni una continua messe di studi critici e filologici ha via via precisato o anche cambiato radicalmente i significati di molti passaggi delle opere di shakespeare, quando non ne abbia addirittura cambiato il testo. paolo bertinetti assomma in se` le caratteristiche del grande esperto di questioni shakespeariane con quelle del traduttore sensibile al linguaggio teatrale. questa di macbeth si propone come la traduzione piu` precisa e aggiornata, ma ugualmente efficace nella pronuncia, senza cedere punti sul terreno del fascino letterario di un capolavoro che ha saputo rappresentare in modo cosi` memorabile l`incubo e il buio dell`inconscio.

sono qui riuniti i primi quattro testi dell`eptalogia di hieronymus bosch, una serie di sette pie`ces ispirate alle tavole del pittore fiammingo sui peccati capitali. l`inappetenza e` un testo per nove attori sulla lussuria, sul desiderio sfrenato, ingabbiato nelle parole. la stravaganza e` un monologo in cui una stessa attrice interpreta tre sorelle gemelle, di cui una adottata alla nascita, spasimando nel tentativo di capire quale delle tre, cioe` quale parte di se` non sia autentica (il peccato in questione e` l`invidia). la modestia e` un testo sulla superbia con quattro personaggi: il meccanismo narrativo, abbastanza enigmatico, e mosso da una serie di equivoci che legano persone, luoghi e tempi diversi (buenos aires oggi e un paese dei balcani in un tempo passato). la stupidita` e` una girandola teatrale che coinvolge in forma circolare diverse categorie professionali sul tema dell`intelligenza o della sua mancanza.



Einaudi collezione teatro n°54.




A Piura, nel bar della Chunga, Josefino, uno dei soliti clienti, porta la sua ultima conquista, Meche: una donna giovane e bella da cui la Chunga rimane folgorata. Le due cominciano uno strano gioco di provocazioni finché nella notte, Josefino affitta Meche alla Chunga per rifarsi in pace ai dadi con gli amici "inconquistabili". Le due donne passano la notte, sole, in una stanza. Perché, da allora, Meche è sparita? Da qui ha inizio il gioco che mai l'autore porterà a compimento: gli "inconquistabili" tentano di strappare il segreto alla Chunga, ma poiché non vi riescono, ne inventano versioni possibili. Le immagini che ciascuno di loro evoca si materializzano sulla scena ricostruendo forse la verità, o forse solo i loro desideri. "Nella casa della Chunga" dice Llosa "la verità e la menzogna, il passato e il presente coesistono, come nell' anima umana"".

una praga in cui la ribellione piu` radicale all`oppressione e alle ipocrisie del governo filo-sovietico e` espressa dal bisogno di liberta` dei giovani underground e rockettari. una cambridge in cui s`intrecciano utopie marxiste, cultura universitaria e istanze libertarie del movimento hippy. a partire dagli anni sessanta fino alle disillusioni degli anni ottanta, i protagonisti di rock `n` roll attraversano questi due mondi in un`incessante esplorazione di cosa voglia dire essere liberi e condividere un`identita` per chi voglia coniugare "la teoria e la pratica", di quali costi comporti "vivere nella verita` in una societa` che mente a se stessa". un teatro di idee che stoppard riesce a incarnare in personaggi indimenticabili, jan, max, eleanor, esme; mentre su tutto aleggia come una misteriosa divinita` il fantasma di syd barrett, fragile genio dei pink floyd. ma un teatro anche di straordinarie invenzioni linguistiche, che evelina santangelo ha cercato il piu` possibile di rendere in tutta la loro creativita` ed efficacia teatrale.

un enigmatico finanziere, del cui patrimonio non si conosce l`origine, e un regista ebreo da anni inattivo si incontrano in un luogo imprecisato, a meta` tra un hangar e un mattatoio, per discutere di un progetto comune: mettere in scena il mercante di` venezia. in comune hanno un`ossessione: shylock, uno dei grandi personaggi shakespeariani. mentre scorrono le scene delle prove e gli esilaranti paradossi del mercante di venezia, immaginato dal regista con una strana compagnia tragicomica, si delinea una partita sottile e inquietante in cui entrambi i personaggi vogliono cambiare a loro modo il finale di shakespeare. un teatro nel teatro in cui regista e impresario si alternano a interpretare la parte di shylock e ognuno vede messa in discussione la propria identita`. il tutto in un avvincente collage che, sul tema del denaro e dell`arte, intreccia le parole di shakespeare con i testi della cultura ebraica e quelli dell`odierna cultura pop.

"la folle journe`e ou le mariage de figaro" e` uno dei capolavori del teatro mondiale di tutti i tempi. scritta nel 1778, la pie`ce di beaumarchais dovette superare molti problemi di censura prima di essere rappresentata nel 1784. e fu un successo travolgente. il conte e la contessa di almaviva, figaro e susanna sono diventati una doppia coppia indimenticabile, riutilizzata pochi anni dopo da da ponte per le "nozze di figaro" mozartiane. questa nuova edizione presenta, con alcune modifiche, la recentissima traduzione che valerio magrelli ha scritto per lo spettacolo andato in scena nel 2007, prodotto dal teatro stabile di torino, dal teatro due di parma e dal teatro di roma, per la regia di claudio longhi. nella sua versione magrelli riesce a restituire appieno il tono della satira sociale e il divertimento puro condensato nei fulminanti giochi verbali di beaumarchais. e si cimenta da par suo a riprodurre le parti originariamente in versi, che talvolta le precedenti traduzioni sopprimevano o rendevano in prosa.

il piu` noto dei testi incompiuti di brecht e` stato per lungo tempo un riassunto di poche righe pubblicato all`interno delle sue opere complete. heiner muller ha consultato gli archivi di berlino e ha scoperto centinaia di pagine di appunti legati al soggetto "fatzer". brecht vi lavoro` tra il 1927 e il 1932 scrivendo quasi seicento pagine di appunti, frammenti, scene complete e note teoriche in cui sviluppava una nuova idea di teatro. il dramma e` ambientato nella germania degli anni della prima guerra mondiale, johann fatzer e tre commilitoni nascondono il proprio panzer e scappano a muhlheim, una citta` segnata dalla fame e dal malcontento sociale.

quando scrisse le tre parti del "wallenstein", fra il 1796 e il 1799, schiller era ormai un uomo maturo. aveva abbandonato le ingenuita` e i furori ideologici delle prime tragedie, nelle quali il bene, il coraggio e la liberta` stavano da una parte, e il male e la tirannide dall`altra. nel portare sulle scene le vicende del generale dell`impero asburgico, che tante battaglie vinse durante la guerra dei trent`anni ma venne poi sospettato di tradimento e ucciso, schiller non mette in campo vizi contro virtu`, ma uomini a tutto tondo, un po` buoni e un po` cattivi, in lotta fra loro; soprattutto rappresenta le loro volonta` teoriche in lotta contro l`andamento quasi meccanico delle loro azioni negli insondabili destini tracciati da quel groviglio di forze discordi che e` la storia. un caposaldo del teatro europeo tradotto da massimo mila sessant`anni fa in una prosa che ancora oggi appare moderna ed efficacemente teatrale.

L'Avaro" è uno spaccato familiare e sociale. Arpagone è un capofamiglia balordo, taccagno e tirannico come tanti altri, circondato da un amabile e canagliesco intrigo di servi e di innamorati. Poi Arpagone viene derubato e l'avarizia cessa di essere un tic, una deformità, uno spunto di situazioni farsesche. La diagnosi investe la psicologia di chi ha subíto un furto, di chi è stato defraudato di un oggetto di passione affettiva ed esclusiva, della sua unica ragione di vita. Proprio la fissazione affettiva di Arpagone su un oggetto miserabile sollecita un'equivoca, ma profonda partecipazione emotiva: l'avarizia redime l'avaro.

a prima vista sembrano due atti unici. il sipario si apre su una stanza d`ospedale: ma chi e` il medico e chi il paziente, chi il folle e chi lo psichiatra? fra scene spassose lo spettatore assiste all`inizio del secondo atto, e di colpo sembra un`altra commedia: l`argomento e` completamente diverso, ma il grado di humour rimane lo stesso. una coppia, gary e lynette, alla spasmodica ricerca di una compagnia teatrale che quasi nessuno e` riuscito a vedere perche` recita in clandestinita`, in posti e in citta` diversi e mai nei teatri, con date e orari imprecisi.


il medico michel majeski deve sostituire un collega all`ospedale di valparaiso, in florida, ma per un disguido si ritrova, dopo piu` di otto ore di volo, a valparaiso in cile. un episodio banale, ma le radio e le televisioni degli states si scatenano per sapere tutto del protagonista di quest`avventura. la sua vita diventa di dominio pubblico ed e` costretto a dare le dimissioni per fare fronte alle interviste, ai film, alle fiction televisive che gli vengono proposte. una commedia sull`america dei mass-media dall`autore di "libra" e "underworld".

Scritto nel 1999, Anniversario, come spesso in Pinter, ripropone un interno, questa volta un ristorante, al cui tavolo si consuma un curioso intreccio familiare di quarantenni nuoveaux riches: due coniugi festeggiano l'anniversario del loro matrimonio in compagnia di un'altra coppia: le due mogli sono sorelle, i due mariti fratelli. Al tavolo accanto un'altra coppia piu giovane, lei ex segretaria tutta pepe, ha avuto un flirt con il festeggiato che, riconoscendola, se ne vanta con chiassosa volgarità.
Intorno a loro si muovono i gestori del «miglior ristorante della città», tra cui un intraprendente cameriere che si «intromette» narrando le peripezie tanto improbabili quanto spassose di suo nonno. Fra portate succulente e discorsi mondani emergono bugie, finzioni, odi, rancori...

un palazzo che potrebbe essere demolito o diventare un night. mr. peters sta aspettando charlotte, sua moglie, di cui non ricorda il nome, insieme a colin, un uomo di cui non ricorda nulla. e in attesa di charlotte, mr. peters e colin parlano. parlano e adele, una barbona nera, assiste e a tratti interviene. parlano e appare e scompare cathy-may, fantasma di una donna amata e di un rimpianto. parlano e arrivano rose e leonard, lei e` incinta e lui forse non e` il padre. parlano e mr. peter non capisce bene di cosa. finche` non arriva charlotte e i rapporti tra i personaggi non si chiariscono.

nel labirintico gioco rappresentativo di frammenti storici, di elementi mitici, ritualistici e tradizionali, di segmenti del nostro tempo, drammatici corpi di antica dolenza, di rimandi all`attuale vivere senza memoria. nel settecento napoli e` la capitale del regno borbonico: una citta` famosa che non riesce ne` a risolvere i suoi problemi di vita sociale, ne` a diventare il fulcro della vita culturale italiana; una citta` ferma al giovedi` santo, in attesa di risorgere.

Due commedie nelle quali l`humour (nero) si mescola ad accenti di gravita`. Uno sguardo approfondito sulla condizione umana e sui rapporti di forza che costringono gli uomini a irrigidirsi in ruoli prestabiliti.

"Le Cid a charmé Paris", scrivevano nel 1637, dopo il suo primo allestimento al Théatre du Marais. Oggi a quasi quattrocento anni di distanza, la tragicommedia di Corneille continua a esercitare un grande fascino per il suo potere di scardinamento delle forme convenzionali della tragedia classica.

L'avaro Euclione ha trovato una pentola piena di monete d'oro ed è terrorizzato che gli venga rubata. Il suo vicino di casa, il ricco Megadoro, gli chiede in moglie la figlia Fedria e Euclione acconsente non sapendo che la ragazza, violata durante le feste di Cerere, sta per avere un bambino. Lo sconosciuto padre è Liconice, nipote di Megadoro che confessa a Euclione la sua colpa e chiede in moglie Fedria. Il servo di Liconide, Strobile, ha trovato la pentola piena di monete d'oro, ma è disposto a darla al suo padrone in cambio della libertà.


"Nelle Baruffe invece l'azione è veramente ridotta al minimo, tutta condensata nell'antefatto, in quelle tre scene iniziali, concitate e scattanti, in cui un banale dispetto d'amore scatena improvviso il "temporale", la "bissabuova", lo "stramanio", la baruffa insomma. Tutto il resto non è che una serie di espedienti per sanare un contrasto che ha tutta l'aria d'essere facilmente sanabile: e che verrà composto dopo i tre atti consueti soltanto per permettere all'autore di dipanare, in uno stupendo esercizio virtuosistico, l'altro aspetto della commedia, quello appunto "conversativo", che ha nella parola il mezzo e fine ultimo".

Tra le commedie shakespeariane, La bisbetica domata è divenuta particolarmente popolare in Italia, a partire dall'interpretazione che ne diede nel 1894 Ermete Novelli. Apparsa per la prima volta nell'infolio del 1623, narra le vicende di Sly, povero candelaio preso di mira dalle burle di un signore che gli fa credere di essere un ricco gentiluomo rimasto senza senno per quindici anni. Davanti allo straccione Sly viene recitata la commedia: la storia della isterica Caterina domata dalla fame, dal sonno e dai maltrattamenti del marito Petruccio. Lo stile e la costruzione permettono di collocare La bisbetica domata nel primo periodo di attività dello scrittore.

Con la propensione all'ascolto, originariamente determinata da un difetto visivo, don Marzio è il prototipo di quei frequentatori di caffè che sanno di questo e di quello, che raccolgono notizie dalla voce degli altri e dalle gazzette per farsene portavoce, senza la cura di controllarle e di verificarne la fondatezza, mescolando verità e invenzione. Nella bottega del caffè si nasconde una vena scientifico-filosofica caratteristica del diciottesimo secolo e non manca quel doppio livello di lettura, quell'aspetto metateatrale che più volte si ritrova nel Goldoni.

Einaudi Collezione teatro n°336.

Una coppia di mezz'età - George, professore di storia, e Martha, sua moglie e al tempo stesso figlia del preside dell'università - riceve un'altra coppia, più giovane: Nick, anche lui professore ma di biologia, e la moglie Honey. L'azione si svolge nel salotto di George e Martha, in una sola notte, un vero e proprio jeu de massacre che travolge via via i personaggi. La situazione è quella classica: unità di tempo e di luogo, drammatizzazione dei rapporti, coinvolgimento del passato di ognuno in un'azione tragica. Come in un rituale, questa notte diviene momento di oscena derisione, di scherzi sadici, di giochi crudeli, di scoperti tradimenti, ma anche, forse inaspettatamente, di liberazione e di verità.


sospeso tra la tragedia e la commedia, tra il popolo e la nobilta`, questo nucleo originario del mito di don giovanni presenta gia` tutti i caratteri e le tematiche propri della letteratura da esso scaturita: tanto la sfida del coraggio e dell`esuberanza vitale agli ombrosi misteri della morte e della religione, quanto la rovinosa e definitiva sconfitta dell`orgoglio.












"quando cominciai a pensare alla gatta cenerentola pensai spontaneamente ad un melodramma: un melodramma nuovo e antico nello stesso tempo come nuove e antiche sono le favole nel momento in cui si raccontano. un melodramma come favola dove si canta per parlare e si parla per cantare o come favola di un melodramma dove tutti capiscono anche cio` che non si capisce solo a parole. e allora quali parole da rivestire di suoni o suoni da rivestire di parole magari senza parole? quelle di un modo di parlare diverso da quello usato per vendere carne in scatola e percio` quelle di un mondo diverso dove tutte le lingue sono una una e le parole e le frasi sono le esperienze di una storia di paure, di amore e di odio, di violenze fatte e subite allo stesso modo da tutti. quelle di un altro modo di parlare, non con la grammatica e il vocabolario, ma con gli oggetti del lavoro di tutti i giorni, con i gesti ripetuti dalle stesse persone per mille anni cosi` come nascere, fare l`amore, morire, nel senso di una gioia, di una paura, di una maledizione, di una fatica o di un gioco come il sole e la luna fanno, hanno fatto e faranno".
