
un uomo, un artista in procinto di inaugurare la prossima mostra, cerca sollievo dalla crisi di comunicabilita` col suo mondo, rifugiandosi nell`isola di favignana. e nell`isola, a contatto di una piccola colonia di esuli come lui, ma per ragioni simili e lontanissime come sono le ragioni umane: a sfiorare le loro avventure, scopi, renitenze e sconfitte, illusioni e desideri, si consuma una specie di processo di totale estraniazione, "un`afasia in direzione inversa" che tocca la malattia, forse la morte.

la storia, diceva dumas, e` il `chiodo al quale appendo i miei romanzi`: ma nel 1837 quando compose i suoi "deletti celebri" il futuro autore del "conte di montecristo" era ancora un drammaturgo e un giornalista. e "i borgia", infatti, non e` un romanzo storico ne` una storia romanzata. e la storia di un gruppo efferato di potere, i borgia appunto, sullo sfondo avventuroso, luminoso e ambiguo del rinascimento italiano, ma scritta in presa diretta, con piglio giornalistico, da un giovane reporter che vuol far colpo col sensazionale, e attento alle tinte forti della cronaca nera.

nella citta` di vetro, palermo, accadono fatti inspiegabili e crudeli. tra effetti illusionistici, strane apparizioni, diffuse superstizioni, animali bionici, agisce una setta, gli `schiacciatori di teste`: uccidono in modo atroce. non c`e` un piano leggibile, le morti piombano su persone accomunate solo da una certa sensibilita`. indaga ersilia, giovane vedova, minacciata e controllata dagli assassini, ma inspiegabilmente risparmiata. intorno scorrono i giorni normali, ma tesi e resi frenetici, angosciosi, da un senso di pericolo da ultimi giorni dell`umanita`.

gerusalemme, anno 6 d.c. le legioni romane sono nella citta` santa: un sacrilegio per gli ebrei. mentre le gerarchie religiose discutono sull`atteggiamento da assumere nei confronti degli invasori, il capo dei farisei viene selvaggiamente assassinato a sette giorni dalla pasqua. cucita tra le sue labbra, una pergamena che annuncia una terribile punizione divina contro israele. qualche ora piu` tardi, il capo dei sadducei, grande sacerdote del tempio, viene a sua volta assassinato. in bocca il seguito della profezia: la venuta del salvatore o il caos. trascinato dalla conoscenza dei testi sacri, filone d`alessandria, giovane filosofo ebreo, si lancia sulle tracce del misterioso assassino.

protagonisti del libro sono il malinconico e brusco commissario boffa, e la sua spalla, l`amico senza nome che racconta in prima persona quello che capita. in una cittadina marchigiana, in un palazzo frutto della speculazione politico-edilizia, e` uccisa un`anziana signora solitaria e dal passato fuggente. secondo boffa, l`assassino non puo` che provenire da quel condominio di appartamenti, abitati dal ceto medio emerso negli anni del miracolo economico. la vedova, l`impiegato di concetto, il commerciante, l`ingegnere scapolo, il giovane perdigiorno ed eccentrico, il farmacista, le loro famiglie e i loro segreti: tutti si odiano, ma uno e` l`assassino.

"romanzo extragiallo umoristico" era il sottotitolo di questo romanzo del 1934 di luciano folgore (1888-1964), che fu poeta futurista, estroso e sarcastico, sfrenato inventore di occasioni surreali e provocazioni, e scrittore di testi teatrali. e frutto legittimo della sua inventiva e` questo giallo comico: comico, forse, anche per aggirare l`antipatia che il regime fascista aveva per il giallo. ma con esso si inaugura una chiave, che avra` un certo successo in italia, fino a che qualcuno come il de angelis del commissario de vincenzi, rompendo gli indugi, non trovera` il coraggio di misurarsi con il genere vero e autentico.

fuggito dai furori della rivoluzione giacobina in una specie di finisterre della penisola iberica con un inestimabile bagaglio, il cuore di voltaire in un barattolo, un prezioso calligrafo, dell`epoca in cui sta trionfando la tipografia, rievoca la passata gioventu`. al servizio della penna del grande illuminista, gia` vecchio nel castello di ferney, e del suo impegno di denuncia della barbarie e delle trame della superstizione, ha girato la francia come una specie di inviato speciale nell`ancien re`gime, come un detective nell`oscurantismo.

le sue cronache di guerra sono documenti e racconti, avventurosi e storicamente veritieri, commoventi e divertenti, necessari alla memoria e avvincenti. negli anni sessanta, quando furono scritti, crearono un vero genere letterario, durato in italia quanto la vena, ardita e anticonformista, del suo creatore. in parte era il gusto per la lealta` maschile e per l`etica dei duri; in parte la capacita` di scrittura raffinatissima e facile, senza mai una levitazione magniloquente o una caduta scurrile; in parte la sua competenza in quella che una volta si chiamava "critica di guerra"; in parte era la convinzione, derivata dalla sua personale esperienza della dittatura e della guerra.

il ballo che da` il titolo non ci sara`; e nemmeno la preparazione. aleggia forse l`attesa, ma come di un evento abituale, che si ripete ogni anno. per cui il ballo degli orgel e` un punto d`arrivo e si racconta invece cio` che successe, nei tempi precedenti il loro ballo, ai coniugi conti orgel, grandi aristocratici di antichissimo lignaggio. pubblicato nel 1924, un anno dopo la morte precocissima a vent`anni del suo autore, quel radiguet del romanzo-mito "il diavolo in corpo" che per generazioni ha rappresentato in letteratura l`inquieto universo delle crisi giovanili, questo suo secondo e ultimo romanzo, concluso ma non rivisto, fu sottoposto all`opera di revisione redazionale di cocteau.

originariamente pubblicata su "la rassegna pugliese", rivista di trani del giornalista e poi tipografo valdemaro vecchi, nel 1888, lo studio su luisa sanfelice appartiene alla stagione in cui il pensatore napoletano, come scrive il suo biografo fausto nicolino, era "quasi perennemente tuffato nell`erudizione". successivamente, la piccola "luisa sanfelice" entrera` a far parte di una raccolta di saggi piu` ampia dedicata a "la rivoluzione siciliana del 1799: biografie, racconti, ricerche".

dai sensi di colpa di un vecchio magistrato in pensione, riemerge una morte sepolta negli archivi del tempo: una ragazza, ultima generazione di una eminente antica famiglia siciliana, ma figlia di madre danese, e lei stessa piu` straniera che siciliana, scomparsa quasi vent`anni prima nel mare tra palermo e napoli, precipitata dal "postale". si preferi` allora credere frettolosamente all`incidente. ma adesso le domande di un improvvisato detective del passato giocano una specie di partita con un partner invisibile (e` il caso, o una regia sapiente che lo guida?) che risponde, disseminando ogni volta indizi, messaggi, incontri casuali, fotografie. e a ogni mano della partita prende corpo la trama di una faida bisecolare tra due famiglie.

un saggio-romanzo - ma decisamente romanzo, nel senso del prevalere in esso del quadro d`ambiente storico e psicologico - in cui lo storico letterarto fejto racconta di un viaggio fatto agli inizi degli anni trenta nei luoghi che furono dell`impero austro-ungarico, per rivedere affetti e amicizie sparsi dall`adriatico a budapest: ma per rivivere soprattutto nei ricordi e nelle impressioni ad essi legati. ne esce un libro in cui i ricordi si mescolano a racconti di viaggio, interviste politiche e letterarie fatte in croazia e e meditazioni.

"ricordatevi, cara figlia, che le persone anche di merito distinto, quando sono infelici, cessano di essere amabili", scrive pietro verri in questi ricordi alla figlia teresa, chiamata cosi` in omaggio alla regina maria teresa d`austria, che l`illuminista di milano ammiro` sopra ogni altro. una figlia avuta tardi, a quasi cinquant`anni, alla quale appena nata ricordava come diventare felice, attraverso la disciplina dello spirito, e cosi` fare felici gli altri, com`era dovere di donna. i ricordi, cioe` ammonimenti, formano un trattato modello di pedagogia femminile illuministica, piu` vicina all`inglese rigoroso locke che all`utopista libertario rousseau.

tra la fine degli anni quaranta e l`inizio dei cinquanta, pierre boileau e thomas narcejac scrissero circa venti romanzi, suddividendosi accuratamente i compiti: l`uno doveva occuparsi quasi unicamente della scrittura, l`altro dei personaggi, indipendentemente dal primo. al centro di questo romanzo - da cui hitchock ha tratto, rielaborandolo fortemente, il suo film con kim novak e james stewart - la storia di un avvocato che s`innamora della donna che deve sorvegliare. quando la donna muore suicida e sembra ricomparire in un`altra citta`, l`uomo non vedra` abbastanza, o vedra` troppo, per capire veramente in quale vertigine e` caduto.

scrittore e giornalista, fusco si occupa in questo libro di quegli anonimi piccoli boss, rigettati in italia a centinaia negli anni quaranta dagli stati uniti che li dichiaravano "indesiderabili". tigri con meno denti e piu` spelacchiate di quel lucky luciano che, graziato per meriti di guerra e rimpatriato a napoli nel 1946, visse "tra donne, cavalli e alberghi di lusso". la maggior parte degli altri indesiderabili ebbe sorte meno fortunata e fu destinata a una vita grama e solitaria. introduce il libro una nota di andrea camilleri.

e una notte tiepida. una jaguar corre a folle velocita`. a bordo una donna e un uomo alla guida. dal buio una sagoma improvvisamente si precipita su di loro. la macchina sterza e lo evita ma il giovane beatnik, di ancgelica bellezza, evidentemente drogato, e` colpito. trascorrera` la convalescenza in casa della donna, e poi vorra` restare da lei, come "guardia del cuore", iniziando una carriera di attore, intrecciando una ambigua relazione, mentre intorno si accumulano omicidi come un`inspiegabile epidemia. tra i romanzi piu` conosciuti dell`autrice, "bonjour tristesse" e "le piace brahms?"

l`idea originaria di questo volume - che risaliva allo stesso leonardo sciascia - era quella di raccogliere i risvolti di copertina che lo scrittore siciliano aveva scritto nel corso degli anni per la collana "la memoria" dell`editore sellerio. nel tempo il progetto si e` ampliato e il volume raccoglie oggi tutti gli scritti di sciascia, per lo piu` non firmati e destinati a servire l`attivita` editoriale piu` strettamente produttiva, sempre per l`editore sellerio. oltre ai risvolti, percio`, raccoglie le avvertenze editoriali, i segnalibri, le introduzioni alle varie parti delle antologie.

alla fine dell`ottocento, anatole le braz trascrisse fedelmente le leggende bretoni, raccolte dalla viva voce degli ultimi narratori viventi durante le veglie notturne nelle isolate fattorie che andava visitando in bicicletta. per le persone che raccontavano, le storie non avevano nulla di fantasioso, erano fatti realmente accaduti, a testimoniare la coesistenza, con la vita, della realta` e della morte, una religione in cui i bretoni si rispecchiavano e che, secondo le braz, conservava il cuore autentico della cultura celtica che il cristianesimo non aveva potuto distruggere.

e` la storia di una famiglia triestina di sloveni trapiantati a palermo dalla fine dell`ottocento, e qui inventori e titolari di una bottega antiquaria diventata un`istituzione. nel testo contiene una nota al volume di leonardo sciasca.

fra il 1932 e il 1935 alberto savinio venne invitato da una rivista di diritto, "i rostri" a raccontare e a illustrare dieci processi che oggi per la prima volta vengono presentati in volume. la scelta di savinio cadde su socrate, giovanna d`arco, tomaso campanella, gesu` cristo, frine, il giudizio di paride, galileo galilei, anassagora, luigi xvi, landru. si tratta, nella quasi totalita` dei casi di errori giudiziari, ma se e` vero che costoro sono stati condannati ingiustamente e` poi cosi` accertata l`iniquita` di queste condanne? ognuno dei grandi accusati, prima di diventare vittima della giustizia umana e` stato vittima di una sua particolare forma di misticismo. e la giustizia, si chiede savinio, non e` essa stessa una forma di misticismo?

raccontata dalla voce narrante di un bambino, questa cronaca familiare puo` leggersi in due modi. e il ritratto, antisentimentale di un padre che decide di stare, ad ogni costo e ad ogni istante della propria vita, dalla parte del figlio condannato a una lunga detenzione: eroe ordinarissimo di un eroismo senza gesta, per lui il figlio e` diventato una specie di incarnazione della piu` vera condizione umana. oppure e` il ricordo di un``infanzia normale, in una famiglia del tutto normale, cresciuta col padre ferroviere e lo zio falegname, con la mamma maestra e la zia senza figli che alleva bengalini, con abitudini normali ma dentro cui irradia una specie di incantesimo - la galera del fratello - che trasferisce questa normalita` in un altro

tre racconti "a effetto", "sensazionali" come si diceva una volta, ma un effetto, secondo henry james, che conosceva personalmente la scrittrice inglese, "nitido come un colpo di pistola". e certo il romanzo "red pottage" che fece di mary cholmondeley una celebrita`, non era degno del ricordo che meritano invece i numerosi racconti con cui riempiva riviste e raccolte. si tratta di "short stories", con un colpo di scena finale, cosi` "nitide" da esprimere un piu` universale valore simbolico, di piccoli incubi dell`uomo moderno, quasi cone visioni di una patricia highsmith dei primissimi anni del novecento ancora impigriti dall`ottocento.

le voci umane sono quelle degli studi della bbc durante il periodo piu` difficile della seconda guerra mondiale, quando l`inghilterra dovette reggere l`urto tremendo dei bombardamenti quotidiani e ininterrotti. come reagivano le persone nella broadcasting house, come rispondevano le strutture, come resisteva all`emergenza la burocrazia, e` il contenuto manifesto del racconto.

in questo monologo ernesto ferrero coglie elisa nell`imminenza della sua caduta, in una notte della primavera 1814. la granduchessa rievoca la sua giovinezza solitaria, la ricerca di un`identita`, i complessi rapporti con la famiglia e con i numerosi favoriti, la passione per il teatro, i trionfi e i dolori. ne esce l`autoritratto di una delle poche donne capaci di improntare di se` un`epoca. nelle sue confessioni si possono cogliere le esaltazioni di un momento storico di rara intensita`.

un uomo, nella stanza di ospedale dove un male fulmineo lo ha ristretto, ferito ma quasi piu` umiliato dalla scoperta di essere vulnerabile, ricorda il teatrino che e` stato la sua vita. ricorda con la rabbia che l`impotenza da` agli individui abituati ad essere vincenti, agli avidi che non hanno mai riconosciuto ostacoli alla loro sete di vita e di affermazione. perche` nicola, nato povero nell`italia povera, emigrato in germania, e li` arrampicatosi da se` fino al successo e alla ricchezza, invidiato dai colleghi e amato dalle donne, estraneo ai figli, piu` volte sposato, senza amici, e` un arrivista incontentabile vissuto in anni propizi alle sue passioni.

il protagonista di questo nuovo romanzo di marcella cioni e` un palazzo, palazzo berlari. labirinto di esistenze e castello dei destini incrociati, dalle "stanze non contabili", l`edificio passa di proprieta` e diventa la sede di una brulicante stratificazione di personaggi e storie, come un alveare con al suo centro un nucleo di abitanti piu` stabile e un`ape regina, nora, la nuova proprietaria, psicologa e psicoterapeura, collezionista di abiti chanel.

maestro, secondo emilio cecchi, dell`arte della biografia, giles lytton strachey invento` un genere a meta` tra l`erudizione storica e il romanzesco. nei ritratti in miniatura qui proposti lo sforzo di verita` si spinge fino a dove la storia non punta per ricostruire la figura di vari personaggi settecenteschi.

chesterton apre questa raccolta di scritti con una doppia ironia: che nel giallo la tecnica e` tutto e che lui stesso ha scritto alcuni dei peggiori gialli del mondo. chesterton spiega come si scrive un giallo, come si lavora nella officina del mistero e della sorpresa. in realta` chesterton spiega anche come si debba leggere un giallo, come scoprirne la qualita`, come cedere al suo incanto razionale senza cadere nel vizio della serialita`.


e stato ucciso un bambino di nove anni. il piccolo corpo viene ritrovato nel fondo di un pozzo. un delitto atroce di cui e` accusato un ambulante senegalese, abdou thiam, che lavora nella spiaggia vicino la casa dei nonni dove il bambino e` solito giocare. inchiodano il senegalese indizi e testimonianze, ma soprattutto una foto e le dichiarazioni di un barista. un destino processuale segnato: privo di mezzi, lo attendono una frettolosa difesa d`ufficio e vent`anni con rito abbreviato. ma e` un destino che si scontra con quello di un avvocato in crisi che trova, nella lotta per salvare abdou in una spasimante difesa, un nuovo sapore alla vita.

turi vasile e` lo scrittore del distacco. il suo raccontare muove sempre da uno strappo avvenuto o al quale si anela. come se dietro ad ogni episodio fosse sempre a portata di mano la valigia di fibra dei siciliani inquieti che il novecento conobbe sempre pronti a partire e a separarsi da ogni presenza, tranne quella dei fantasmi benevoli di ieri.

"in un grande museo londinese arriva dalla garamanzia il fanciullo d`oro: sarcofago millenario di un re morto bambino. sir william lo porto` alla luce durante una spedizione archeologica. e mentre ai piani inferiori che ospitano la mostra fa da coro la massa di visitatori, ai piani segreti superiori, tra la biblioteca e i magazzini, si svolge un complesso intrigo. piu` morti, un suicidio, un falso clamorso, traffici clandestini di beni museali, affari di spionaggio internazionale sono gli eventi che caratterizzano questo racconto".


"la mattina del 6 ottobre 1885 si presento` nell`ufficio del commissario di polizia rurale della seconda sezione del distretto di s. un giovanotto decorosamente vestito e dichiaro` che il suo padrone, la cornetta della guardia a riposo mark ivanovic` kliausov era stato ucciso". unico indizio un fiammifero svedese, oggetto moderno e abbastanza ricercato nella russia ottocentesca da spostare gli investigatori verso una pista borghese, con un`esilarante sorpresa finale.

franco enna e` lo scrittore che forse ha provincializzato il giallo italiano. savinio e lo stesso calvino avevano dato una sentenza definitiva: il paesaggio domestico non e` adatto a fare da scenario a un poliziesco. cannarozzo, alias enna, senza osare ancora presentarsi con un nome cosi` poco in tono con le atmosfere del thriller, osava invece tra i primi, negli anni cinquanta, tuffare il delitto, il torbido e l`intrigo nelle nostre pigre e crepuscolari province, magari le piu` folcloristiche, come marsala e pantelleria. e creava un genere che alberto tedeschi battezzo` "giallo d`arte", intendendo con cio` quello che oggi chiameremmo giallo realistico.

se non fosse montato in modo quasi cinematografico, come quei piano sequenza in cui l`occhio della macchina si sposta da un personaggio a un altro intercettandone la storia a ogni incrocio casuale, questo libro probabilmente rischierebbe l`infinita`. e infatti una folla sterminanta quella dei personaggi eminenti che passano e raccontano le vicende, i casi e i capricci dei loro incontri, tra parigi e l`italia. daria galateria ha scavato in un secolo di memorie letterarie, testimonianze, ricordi a caccia delle conversazioni e liaisons parigine: ungaretti, apollinaire, barre`s e d`annunzio; buzzati e camus, malraux e moravia; sciascia e bernard-henry le`vy; ma anche gide con la capria a napoli, a capri malaparte e vailland e sartre e carlo levi a roma.

la saga di una famiglia dal 1870 alla fine della seconda guerra mondiale, narrata come il crescere di un albero nodoso e dai rami intrecciati, faticoso ma forte di una sua determinazione, dalle sue radici degli avi, lontane per geografia e posizioni sociali. un`opera corale, o "un concerto italiano" come suggerisce il titolo della prima parte, ma che si stringe alla fine in un`infanzia e prima giovinezza.

"gli alchimisti" racconta, su una base remotamente autobiografica, della educazione alla vita di una giovane studentessa americana a oxford negli anni sessanta. alchimisti sono tutti gli animali dello zoo umano che la circondano, perche` vogliono trasformare in oro la loro vita attraverso la cultura. e soprattutto abili ed ermetici come alchimisti sono i componenti del terzetto che stanno al centro dell`intreccio e costituiscono la controparte della limpida e ingenua protagonista anne. paul, tony e valeria imbrogliano il mondo intero, un po` per gioco e un poco per mestiere.

una biografia, fortemente fantastica, ma modellata sulla figura storica di un uomo d`onore. la vicenda di faro badalamenti, cosi` come lui la consegno` alla moglie di suo nipote che la racconta, si svolse in una delle zone che gli storici candidano ad essere territorio originario della mafia. da sempre braccato per via di un omicidio giovanile, faro vive alla macchia in montagna, guidato dalla saggezza primitiva che gli deriva dal patrimonio di regole pratiche del sapere ancestrale siciliano. vive in realta` un destino da patriarca cui lo consegna precocemente una faida familiare, un`esistenza avventurosa in cui si alternano sfide feroci e paci precarie, sotto il dominio angoscioso del tradimento violento che non risparmia neppure il letto nuziale.

questa intervista di vent`anni fa sul teatro, inizia nel tempo lontano dell`accademia d`arte drammatica che consegno` a gassman quella specie di animismo, guida perenne al suo modo di essere attore. ne percorre le tappe piu` memorabili e vere: i mostri sacri del passato, incontri, aneddoti, prove significative, delusioni e grandi successi. e poi i vari ruoli del teatro, i tipi di rappresentazione, i segreti dell`arte. ma anche, discretamente sotteso a tutto il raccontare, il modo in cui "un mestiere che non lascia traccia" perche` fluisce e dura solo nel mistero del presente, piega un`esistenza, la approssima all`arcano della maschera. e le dona un`invincibile malinconia.

"in qualunque citta` - ha scritto l`autrice di "dimenticati" - vi sono tracce del presente". e` in queste tracce labili di presente che vivono e si insinuano i molti protagonisti di questo romanzo, le cui esistenze sarebbero appunto labili indizi dentro la maesta` della storia, delle atmosfere senza tempo e delle secolari architetture a venezia, che resterebbero eterogenee ed eccentriche se non le attraesse tutte un centro dell`intreccio. c`e` un festival del cinema che chiama attori e registi e l`ordinario bestiario cinematografico, ma soprattutto, intorno a questo, e` un complotto falsario, che per cerchi concentrici sempre piu` stretti spinge sparse vicende a incontrarsi, a trovare il loro senso e proporre la loro giustificazione.


il libro e` un omaggio alla memoria della divisione "acqui", agli "undicimila di cefalonia" massacrati nel settembre del 1943. quei soldati decisero di resistere e di morire per un referendum, caso unico nella storia militare. un intero esercito abbandonato a se stesso, soldati laceri che, pero`, non rinunciarono alla dignita` personale e a una vaga speranza, in conflitto con l`istinto di sopravvivenza e la resa. "guerra d`albania", con l`immediatezza di un reportage, e` raccolta di testimonianze delle tragiche giornate che si svolsero sul fronte greco-albanese, ritratti dei volti e delle gesta dei protagonisti, descritti sempre con un senso di profonda umanita`.

racconti, ritratti triestini d`epoca e "ricordi-racconti" (l`espressione e` di umberto saba) tutti legati al periodo tra il fascismo e l`immediato dopoguerra. dominante tra essi e` "il campeggio di duttogliano", forse l`unica versione letteraria di un`esperienza che gli italiani della generazione tra le due guerre hanno fatto tutti senza eccezioni: quella della gioventu` italiana del littorio. e` un piccolo episodio che compone un quadro d`epoca: la memoria storica di trieste e il dissidio etnico tra slavi e italiani, l`eccitazione delle velleita` autoritarie dentro l`ambiente di una comunita` chiusa, il ritratto vivido, difficilmente dimenticabile, di un padre che difende con sommessa tenacia, la dignita` etica della vita quotidiana.





vernon lee da` vita a una serie di ritratti di luoghi in cui citta` e scampoli di paesaggio rivelano la fisionomia di esseri viventi, si animano, traggono linfa vitale da leggende lontane, storie popolari, cronache dimenticate. gli antichi dei e i miti ritornano messaggeri di un`antica carica istintuale, di un ineludibile senso del destino che fatalmente li porta a entrare in collisione con il mondo regolato da leggi ispirate da piu` recenti religioni. come dionea che, riemergendo dagli abissi del tempo, fa affiorare negli uomini quella liberta` pulsionale del trasporto amoroso che il vivere civile ha represso.

nel 1973 il professore cantarella, direttore presso la biblioteca nazionale di napoli, nel cercare un manoscritto greco finito fuori posto, mise le mani su un quaderno che portava il titolo "i neoplatonici, per aristeo di megara, traduzione dal greco". ma di aristeo di megara la letteratura greca e` sprovvista, quindi non era una traduzione. si trattava di un falso, ma di chi? il mentito traduttore di un libro inesistente era l. settembrini, ma una cortina di silenzio avvolse subito il manoscritto che venne censurato dai suoi allievi e dagli studiosi che pensavano che l`immagine di uno dei padri della patria, potesse rimanere offuscata da un libro che affrontava in maniera palese il tema dell`omosessualita`.

si tratta di un`antologia di racconti appartenenti al genera "rosa", a quella letteratura erotico-mondana che si opponeva all`edificante produzione per signorine, future devote spose e madri esemplari. scrittrici dalla vite talvolta burrascose, che spesso si nascondevano dietro pseudonimi stravaganti, in grado da soli di far galoppare l`immaginaziona che, con un`arditezza che ai loro tempi fece scandalo, disegnarono psicologie di donne voluttuose, anticonformiste e disincantate ritratte sullo sfondo di un`atmosfera umbertina e dannunziana.






un brivido metropolitano che a noi italiani potrebbe far pensare a quei racconti che scriveva dino buzzati sugli incubi delle citta` del boom degli anni sessanta. e infatti e` di quegli anni, e alle svolte di allora sembra allegoricamente connesso, questo racconto di uno dei maggiori scrittori brasiliani del secolo. una serie di morti indecifrabili colpisce, come una epidemia metafisica, gli inquilini di un grattacielo appena costruito sul lungofiume di una grande citta` brasiliana. pero` l`atmosfera magica e inquietante, in conclusione di questa cronaca del terrore, lascia il posto a una realissima cospirazione abietta e a una vendetta micidiale e beffarda.


come nasce un libro; come si forgia un linguaggio che sembra cosi` personale da non essere comunicativo ma che si rivela un mezzo di coinvolgimento irresistibile; come persuadere il lettore a guardare il mondo con gli occhi di un personaggio. questo libro e` un`inchiesta in forma di dialogo su un caso letterario straordinario come quello di andrea camilleri. l`intervista che parte dall`analisi del segreto di un successo si articola e si dirama via via nell`universo creativo di camilleri, senza trascurare aneddoti e ricordi personali.


nel cuore di una canzone del sedicesimo secolo c`e` la storia fosca e triste che questo libro racconta. quattro omicidi, di una povera famiglia di pastori, tra cui una fanciulla, floretta. ne e` accusato colombano romean, un maestro minatore provenzale sfidato a realizzare da solo l`opera immane del traforo della thullie che ancora si ammira in val di susa. guidato dalle strofe e dagli archivi, perissinotto svolge un`inchiesta e plasma questo racconto giallo, che contiene un complotto di brutale prepotenza e una falsa accusa.



uno strano destino - ma non insolito in un paese di poca memoria come sciascia diceva essere il nostro - coinvolge la fortuna letteraria di gian carlo fusco. scrittore apprezzato dai molti che l`abbiano letto, giornalista di memorabili cronache, non compare nelle enciclopedie e nelle storie della letteratura. eppure, tre dei suoi libri almeno, "duri a marsiglia", "guerra d`albania", e questo "le rose del ventennio" (pubblicato per la prima volta alla fine degli anni cinquanta), sono di quelli dotati del potere di incidere, con l`efficacia del proverbiale, ricordi deliziosi e deliziati, che la vita quotidiana risuscita di continuo nonostante il passare del tempo e per quanti cambiamenti trascorrano negli ambienti e nella storia.


alberto vigevani e` stato un poeta, un romanziere e un bibliofilo. e queste tre determinazioni si incontrano e si mescolano in questo libro. vigevani narra, in un unico lungo racconto, diviso per quadri, la sua avventurosa vita di cacciatore di libri rari. e sono immagini di fresco e divertito umorismo, movimentate dalla tensione dell`attesa, dal gusto della conquista, di grande tenerezza per i suoi anni, i suoi incontri, i suoi mari del sud e le sue giungle di carta e di inchiostro.

la chiave dell`arte dello scrivere, sosteneva hardy anticipando di piu` di mezzo secolo quello che dira` borges a difesa della narrativa d`intreccio, sta nella capacita` di mescolare in giuste dosi il banale quotidiano e lo straordinario. l`avventura grandiosa di un essere umano qualunque, o la giornata qualunque di un grande personaggio: questo e` il racconto. e il dosaggio e` cosi` riuscito in questi racconti del 1894, da incoraggiare a sottoscrivere il giudizio che nel 1949 ne dava annie messina: e` impossibile annoiarsi leggendoli. sono parabole rapide e disastrose di destini comuni, che il caso invece seduce e poi atterra: ironicamente, appunto. hardy le segue nel loro tragitto con uno sguardo di sconsolata pieta`, di romantica malinconia.








la grande fortuna del romanzo poliziesco (sosteneva glauser in un articolo a difesa del realismo nella narrativa poliziesca) era dovuta all`essere rimasto, il "giallo", l`unico genere di romanzo a occuparsi ancora della vita vera: "la rappresentazione degli uomini, del loro destino, dell`atmosfera in cui si muovono". una tesi che spiega una caratteristica del suo narrare che colpisce chi lo legge: qualsiasi storia inventi glauser, anche il piu` intricato destino, e` sempre come se, piu` che raccontare, ricordasse qualcosa di vissuto. un bisogno di essere presente alla trama della fantasia che ha un gusto bizzarro nei foschi e complessi suoi romanzi polizieschi.




grace e janice sono nate povere, nella piu` defraudata working class inglese. grace e` intelligente, fredda, disincantata ed esperta; janice vorrebbe solo essere sollevata dalla responsabilita` di curarsi di se stessa. in carcere si incontrano, si capiscono e decidono di fondare insieme un`impresa... potrebbe essere l`inizio di un soggetto del free cinema inglese degli anni sessanta: l`ordinaria congerie di quotidiani piccoli squallori senza storia, e forse un dramma finale inopinato. e invece, grace e janice, decidono di dare un vento di eroismo alla propria esistenza: una societa` per derubare, dietro a una infallibile messa in scena, pensionate indifese a casa loro.


il signor sleuth e` magro, alto, indossa il mantello e porta uno strano cappello a cilindro. e per giunta ogni volta che esce dalla camera presa in affitto dai coniugi bunting, il vendicatore affonda i suoi colpi mortali in una londra dall`aria nebbiosa e piovigginosa. ce ne sarebbe abbastanza per trasformare quel signore allampanato in uno dei tanti jack lo squartatore di cui la letteratura e` zeppa. ma i dubbi dell`ex maggiordomo robert bunting, della moglie ellen, della figlia di lui e del suo fidanzato su quel "pensionante", che paga in anticipo garantendo la sopravvivenza della famiglia, possono anche non diventare certezza.